Le tre “armi” indicate da Donat Cattin. La “PARTITA DEL QUIRINALE”. Aneddoti, “Veleni”, Sgambetti “Per fermare un candidato indesiderato? Il pugnale, il veleno e i franchi tiratori...”

Per chi pensa che il Presidente sia “solo un garante”, ecco alcuni dei suoi poteri: nomina il capo del Governo, i ministri e i senatori a vita; è il capo della magistratura e delle Forze armate; può sciogliere il Parlamento e indire le elezioni; può bloccare una legge o chiedere che sia modificata; può graziare i condannati e dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Giudicate voi…
Il presidente inesistente. Tra i voti annullati in passato, quelli a Rocco Siffredi (troppo giovane al momento della votazione), Diego Armando Maradona (in quanto di nazionalità argentina) e al conte Mascetti interpretato da Ugo Tognazzi nel film “Amici miei” (in quanto personaggio di fantasia e quindi… inesistente!).
Il contavoti. Racconta il sociologo Giuseppe De Rita che nel 2006, senza che nessuno gli avesse detto niente, si ritrovò terzo tra i votati con 19 preferenze. «Ma non volevano davvero eleggermi: Clemente Mastella aveva detto di scrivere il mio nome per contare quanti voti potesse controllare».
Le tre armi. «I mezzi per fermare un candidato sono tre: il pugnale, il veleno e i franchi tiratori» ha detto Carlo Donat-Cattin, politico di lungo corso negli Anni 70 e 80.
Stendardi e cannonate. All’insediamento del Presidente verrà innalzato il suo stendardo (quadrato, con il tricolore bordato di blu e uno temma al centro) che lo accompagnerà in ogni uscita ufficiale anche su navi, aerei e auto. E la sua elezione sarà salutata da 21 salve di cannone sparate dal Gianicolo.
I tempi. Il record di velocità spetta in questo caso sia a Francesco Cossiga (per merito del consenso tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano) che a Carlo Azeglio Ciampi. Anche Enrico De Nicola venne eletto al primo scrutinio, ma in questo caso la nomina era a provvisorio Capo di Stato. Solo con l’avvio dell’ordinamento costituzionale repubblicano, nel 1948, sarebbe divenuto Presidente della Repubblica. Il record di scrutini necessari spetta invece a Giovanni Leone. Nel 1978 furono necessari ben 23 votazioni per raggiungere il quorum necessario. Si trattava del 51% del Parlamento. Questo costituisce il numero più basso di consensi ottenuti da un Presidente.